Dopo un licenziamento improvviso si è abbastanza saggi per non ricadere negli errori compiuti in gioventù ma anche leggermente incoscienti per tentare di compiere ciò che non si è mai voluto osare prima.Ricordo ancora il pomeriggio in cui fui licenziato: avevo quarantacinque anni, due figli in piena adolescenza, una moglie casalinga, tre cani, due gatti, due automobili e una bisaccia piena di frivole preoccupazioni, insomma, una vita abbastanza normale, fatta di alti e bassi ma con almeno la certezza di un lavoro “sicuro” da circa venti anni.Mi ero recato presso la sede aziendale per parlare con il delegato amministrativo riguardo alcuni problemi che affliggevano il mio ufficio e improvvisamente mi ritrovai a stringere tra le mani una lettera di licenziamento: la prima in vita mia! Di primo acchito rimasi stupito e infuriato, tuttavia, in cuor mio, mentre guidavo per tornare a casa, una piccola fiammella iniziò ad ardere. Poteva essere l’inizio di qualcosa di nuovo? Avrei dovuto vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto?In realtà, a dirvela tutta, non ero mai stato uno di quei dipendenti sottomessi e accondiscendenti. Non amavo mettere in risalto le mie capacità a discapito degli altri, svolgere ore e ore di straordinario gratis o preparare il caffè più buono al dirigente di turno. Anche quando arrivò la classica collega “gatta morta” nonché scalatrice sociale, al posto di adularla, trovai sempre il modo di esporre i miei dubbi, senza paura. Purtroppo questa è la società attuale: apparenza, sotterfugi e ipocrisia e spesso le persone oneste sono quelle a subirne le conseguenze.Se dovessi sintetizzare in poche parole la mia vita professionale, potrei scrivervi di essere stato prima di tutto un dipendente onesto che lavorava con impegno nelle sue ore ma anche un uomo colmo di passioni.Da quindici anni, infatti, avevo rinunciato a un lavoro al 100%, (in Svizzera un lavoro part-time è pagato anche 2500 euro) e mi ero creato un piccolo spazio di due, tre ore al giorno che mi aveva fatto diventare in poco tempo un “opinion leader” di un settore specifico, scrivo “opinion leader”, perché non amo particolarmente la definizione di “influencer”, mi ricorda la febbre alta e una sciocca malattia), tuttavia non avevo mai avuto la possibilità di dedicargli molto tempo.Questa passione aveva portato alla luce un sito web (anche in questo caso non mi piace definirlo “blog”), un forum con qualche migliaio di partecipanti e decine di contatti con aziende e appassionati del settore di mia competenza. Scrivevo, inoltre, da anni su alcune riviste e avevo all’attivo un paio di libri scritti sempre con pseudonimo. Passavo, inoltre, parte del mio raro tempo libero a rispondere ai quesiti dei lettori e a pianificare qualche evento. Ora voi starete pensando che io vi ammagli come molti pseudo-guru, presentandovi corsi memorabili dove poter diventare miliardari in poco tempo. In realtà questo brevissimo manuale non sarà un’opera di fantasia e men che meno la realizzazione di qualcosa di utopico. Ho deciso semplicemente di esporre sinteticamente alcuni metodi che ho appreso dopo una lunga gavetta e che ho messo in pratica dopo il licenziamento. All’atto pratico, dopo due anni da quella pessima esperienza, mi trovo nuovamente nella cosiddetta “zona confort” con in più il piacere di essere padrone di me stesso e di aver trasformato la mia passione in un lavoro.Non sono qui per rassicurarvi o per farvi credere che sia facile vivere delle proprie passioni, tuttavia quello che vi posso confermare è che se siete esperti e soprattutto molto appassionati di un settore specifico, potreste trasformare il vostro passatempo (o le vostre competenze professionali) in un business on-line ben remunerato. Vi propongo qui di seguito i miei trentacinque consigli che ho deciso di esporvi rapidamente per onore di brevità.